Emilio Tadini (Milano 1927 – 2002)
Emilio Tadini si distingue immediatamente fra le voci più vive ed originali nel dibattito culturale del secondo dopoguerra. Nel 1947, ad appena vent’anni, esordisce sul Politecnico di Elio Vittorini con un poemetto, cui fa seguito un'intensa attività critica e teorica sull'arte. Nel 1963 esce il suo primo romanzo, L'armi l'amore, cui seguono, dal 1982 al 1997, molte altre pubblicazioni. Al lavoro critico e letterario affianca, fino alla fine degli anni '50, l'attività di pittore è infatti Umberto Eco che lo definirà “uno scrittore che dipinge, un pittore che scrive”. Tiene la sua prima esposizione nel 1961, alla Galleria del Cavallino di Venezia. Fin dagli esordi Tadini sviluppa la propria pittura per grandi cicli, costruendo la composizione secondo una tecnica di sovrapposizione di piani temporali, in cui ricordo e realtà, tragico e comico interagiscono giocando di continuo l'uno con l'altro. Tiene numerose personali all'estero: Parigi, Stoccolma, Bruxelles, Londra, Anversa, Stati Uniti e Sudamerica. Nel 1978 e nel 1982 viene invitato alla Biennale di Venezia. Nel 1986 tiene una grande esposizione alla Rotonda della Besana di Milano, dove espone una serie di tele che preannunciano i successivi cicli dei Profughi e quello dedicato alle Città Italiane. Nel 1990 espone allo Studio Marconi sette grandi trittici. Dal 1992 è stato collaboratore del Corriere della Sera e nel 1997 è nominato presidente dell'Accademia di Brera.
Nel 1999 la Galleria Guastalla organizza una mostra personale e intraprende un rapporto di collaborazione diretta con l’artista.