Massimo Campigli (Berlino 1895 – Saint Tropez 1971)
Campigli scopre la sua vocazione alla pittura (cui era rimasto estraneo, nonostante avesse frequentato, prima della guerra l'ambiente futurista). Nel 1909 si trasferisce a Milano dove entra in contatto con l’ambiente futurista e dopo il servizio militare nel 1919 viene iniato a Parigi come corrispondente del Corriere della Sera. Nel 1926 formò con De Chirico, De Pisis, Paresce, Savinio, Severini e Tozzi il gruppo dei Sette italiani di Parigi. Il gruppo aveva rapporti diretti con quello di Novecento, alle cui mostre milanesi (1920 e 1929) anche Campigli partecipò. Il 1930 rappresenta un anno chiave per la pittura di Campigli: ispirandosi a modelli egiziani, etruschi, pompeiani, e rifacendosi alle sue precedenti scelte di ordine compositivo, egli sviluppa un repertorio di forme, per lo più femminili, schematizzate, ieratiche, frontali, che rappresentano il mondo reale secondo moduli arcaici: è il suo modo di esprimere il realismo magico di Novecento. Osservando le sue opere dagli anni '30 agli anni '60 si ha testimonianza di come la pittura di Campigli non abbia subito, con gli anni, mutamenti sostanziali. Importante è la produzione grafica di Campigli che nasce per i libri illustrati e riceverà grande impulso tra gli anni ’20 e gli anni ’30 quando a Parigi, dove l’artista si era stabilito, l’editoria francese è al culmine per importanza e qualità di edizioni.
Nel 1995 la galleria Guastalla edizioni Graphis Arte publica il Catalogo ragionato dell’opera grafica (litografie e incisioni) di Campigli ad opera di Francesco Meloni e Luigi Tavola.