Giorgio de Chirico
Iconografie Metafisiche - online su ARTSY
15 May – 15 July 2025
Press release

Giorgio de Chirico - ICONOGRAFIE METAFISICHE

 

Venti opere grafiche di Giorgio de Chirico, di cui tredici a colori e sette in bianco e nero, permetteranno aI visitatorI di immergersi nella dimensione enigmatica, sospesa e visionaria tipica della poetica del maestro indiscusso della pittura metafisica.

 

Considerato il principale esponente della pittura metafisica, Giorgio de Chirico (Volo, 1888 - Roma, 1978) ha creato un linguaggio radicalmente nuovo, capace di coniugare classicismo e mistero, filosofia e visione. Dopo la formazione accademica a Monaco di Baviera, dove entra in contatto con il pensiero di Nietzsche e con l’arte simbolista tedesca, elabora una poetica fondata sull’intuizione e sull’enigma. Nel 1910, a Firenze, realizza "L’énigme d’un après-midi d’automne”, opera fondativa della pittura metafisica. Parigi sarà poi il luogo in cui matura i suoi celebri cicli delle Piazze d’Italia. Tornato in Italia nel 1915, soggiorna a Ferrara e sviluppa gli Interni metafisici. Negli anni successivi, la sua produzione si arricchisce di nuove tematiche e sperimentazioni, fino a giungere alla Neometafisica, nella Roma del secondo dopoguerra, fase in cui rielabora con spirito meditativo i nuclei iconografici centrali della sua poetica.

 

Sono presenti in mostra alcune opere che ritraggono i suoi soggetti principali, tra cui:

 

Autoritratti: il percorso si apre con un autoritratto, tema ricorrente nell’opera di de Chirico. Pochi artisti del Novecento hanno saputo impiegare la propria immagine con altrettanta intensità simbolica. De Chirico si rappresenta come figura solenne, spesso vestito con abiti d’epoca o mitologici, assumendo le sembianze di personaggi fuori dal tempo. Nei suoi autoritratti, l’artista non ritrae semplicemente se stesso, ma costruisce l’immagine del demiurgo, interprete e custode del mistero dell’esistenza.

 

Le Piazze d’Italia: spazi deserti e silenziosi, dominati da architetture classiche, lunghe ombre e figure isolate: le Piazze d’Italia sono tra i soggetti più iconici della produzione dechirichiana. In questi luoghi sospesi, ogni elemento, dai treni lontani alle statue, dalle torri alle arcate, contribuisce a creare un’atmosfera enigmatica e immobile. La piazza diventa così uno spazio mentale, metafora del pensiero e del mistero, in cui l’arte interroga l’invisibile.

 

Cavalli: il cavallo, nell’opera di de Chirico, non è mai semplice soggetto naturalistico. Rappresenta piuttosto un’idea, un simbolo, un archetipo. Associato alle divinità antiche come Poseidone, Marte e Apollo, e agli eroi omerici, il cavallo diventa una figura totemica, carica di significati mitologici. Ma è anche un omaggio alla grande tradizione pittorica: da Fidia a Gericault, passando per Delacroix e i rilievi etruschi. De Chirico dipinge cavalli come esercizi di stile, variazioni sul tema, ma sempre carichi di significato. Spesso, i suoi cavalli sono inseriti in paesaggi sospesi, dove appaiono come visioni fuori dal tempo.

 

Gladiatori: i lottatori di de Chirico non raccontano la violenza della battaglia, ma la teatralità dell’esistenza. Figure immobili e plastiche, sembrano cristallizzate in un tempo mitico. In queste composizioni, l’antichità viene riletta attraverso una lente metafisica. In un’intervista a cura di Jean José Marchand l’artista dichiara “Le dirò che questi gladiatori mi hanno sempre fatto una forte impressione, da sempre, da quando ho cominciato a capire cos’erano i gladiatori. Non so, trovo che il gladiatore sia un personaggio molto drammatico, votato alla morte, che deve morire. Sono rari gladiatori che sopravvivono, non le pare? Sì, c’erano gladiatori che arrivavano alla vecchiaia. Finivano per diventare allenatori di gladiatori, per insegnare nella scuola dei gladiatori. Ma era molto raro, in generale morivano tutti nell’arena. Il gladiatore mi ha sempre impressionato per l’aspetto drammatico, insomma, del suo destino”.

 

“Ogni oggetto presenta due aspetti: l'aspetto comune, che è quello che generalmente si scorge, e che tutti scorgono, e l'aspetto spirituale e metafisico, che solo pochi individui riescono a vedere, in momenti di chiaroveggenza o di meditazione metafisica. L'opera d'arte deve richiamare un aspetto che non si manifesta nella forma visibile dell'oggetto rappresentato" Giorgio de Chirico

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